apicoltori e poeti
Luigi Orsini
Le api
Spunta l’aurora. Dal sottil forame
che custodisce il rugiadoso miele
escono le api, e il brulicante sciame
lasciano in fretta e l’alvear fedele.
Quasi che un vivo foco entro vi fosse,
saettan via come faville rosse.
Ed ecco il sole. Né la luce ardente,
paion un nembo di scintille d’oro:
si sparpagliano poi rapidamente
riprendendo ciascuna il suo lavoro:
si tuffano, né l’una a l’altra bada,
né le corolle grevi di rugiada.
Suggono l’api l’anima dei fiori
e né fan miele di sapor soave:
recan messaggi d’innocenti amori,
né l’industre fatica è lor mai grave.
Dopo cento viaggi in un sol giorno
ultimamente a casa fan ritorno.
Sagge e laboriose, api, voi siete
esempio a noi di volontà tenace;
n’apparite perciò festose e liete,
e manco a notte, il buon ronzio si tace.
Trascorrete così vostra giornata,
onorando il Signor che ve l’ha data.